Il quinto angelo

Parole col cuore

Parole col cuore


La presenza di Gesù scuote il “solito” di Nazareth: “gli occhi di tutti erano fissi sopra di lui!”. C’è in lui qualcosa - un guizzo, una scintilla, un’energia - che sa trasformare quelle parole “solite” del solito profeta Isaia in un messaggio “nuovo”. È un’impresa alquanto tosta. È più facile rinunciare a un buon ideale che “al solito”.
“Le catene del solito non sono avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate” ammoniva Samuel Johnson. Il solito è come il maggiordomo dei racconti gialli: ti serve fedelmente, ma poi ti uccide senza destare alcun sospetto e senza lasciar traccia.
La variabile di Gesù è un’operazione che Chuck Palahniuk (romanziere americano) chiama “jamais vu” e spiega così: “Esiste il contrario di déja vu. È lo jamais vu (mai visto). È quando incontri le stesse persone o visiti gli stessi posti in continuazione, ma ogni volta è come fosse la prima. Tutti sono conosciuti, sempre, ma niente risulta mai solito”. È lo stesso augurio che fa l'evangelista Luca all’introduzione al suo Vangelo con la dedica a “Teofilo”, parola che in greco antico significa “l’amico di Dio”.
Quel nome strano è una dedica dell’autore per noi. Forse non ti sei mai accorto, ma il Vangelo è dedicato a te! Il nostro solito, il “déja vu”, cioè quella sensazione nebbiosa di aver già vissuto una situazione, di fare e dire le stesse cose, ha bisogno del “lieto annuncio” di un “jamais vu”, che mi dica che posso liberarmi della prigione dello scontato, posso vincere la cecità del grigio che offusca la vista, posso riempire di grazia il tempo e tutto questo non sono belle parole, ma sono realtà.
Lo Spirito del Signore è su di me - dice Gesù - mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia. Oggi si è compiuta questa Scrittura...”.
Essere artigiani di “jamais vu”, essere teofili (amici di Dio) è molto più che fare qualcosa per distrarsi dalla noia del solito, è guardare il solito (dèja vu) come mai lo hai visto (jamais vu).
Come? Scrivendo, Teofilo, la tua vita come 'quinto Vangelo', praticando l’ascolto dove c’è il solito rumore, tessendo armonia dove c’è la solita incomprensione, portando chiarezza dove c’è la solita confusione, costruendo condivisione dove c’è la solita esclusione, ponendo interrogativi dove c’è la solita superficialità, ricercando qualità dove c’è la solita mediocrità, suscitando fiducia dove c’è la solita rassegnazione, usando rispetto dove c’è la solita aggressività, offrendo dolcezza dove c’è la solita acidità.
Scoprire e vivere la magia del “solito”, è sperare, invece che
sparare a qualcuno o sparire da tutti, e rendersi conto della preziosità del vangelo della vita, cioè del “qui e ora”.
 

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